Torno nella mia città dopo 10 mesi di assenza. E’ la prima volta che mi capita una lontananza così prolungata e forzata.
Lo zaino è stato preparato con cura e le cuffiette bianche sputano fuori Acme e Orange di Jon Spencer Blues Explosion.
Sarà questa la colonna sonora dei miei tre giorni qui.
Al mio ritorno, a Roma, c’è un concerto che aspetta.
E allora via, via per vicoli, caruggi, piazze e creuze, a respirare profondamente, con la musica nelle orecchie.
Ad un tratto mi viene in mente un altro blues.
Un blues del 1956, ritmato e martellante.
Si intitola Litania e l’ha composto Giorgio Caproni.
E’ una ripida e lunghissima, quasi infinita, scala di parole: aggettivi, sensazioni, odori, immagini.
Chi riuscirà a percorrerla tutta, alla fine, vorrà passarmi a trovare, nella mia città.
Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.
Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.
Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.