La brochure parla chiaro come solo le brochure sanno fare. In questo triangolone di mare vivono otto tipi di cetacei, l’equipaggio é molto esperto, il 98% delle uscite è coronato da almeno due avvistamenti.
E così quando il battello si stacca dal porticciolo e la prua punta dritta verso l’orizzonte comincia il nostro viaggio. Immaginario, per ora.
Stenella striata, delfino comune, globicefalo, zifio, balenottera comune, capodoglio, elenca la brochure.
Scrutiamo il mare piatto, come ci hanno detto di fare.
Non avrei mai scommesso su questo vecchio scafo chiamato “Sagittario”” ma mastica miglia su miglia e le sputa a poppa sotto forma di schiuma. E le coordinate, ora che anche la terra alle nostre spalle sparisce, si fanno incerte. Acqua a sud, est, nord, ovest. Acqua ovunque.
Il motore scende di giri e il microfono gracchia. “Siamo a 16 miglia dalla costa e sotto di noi abbiamo 1.400 metri di profondità, le condizioni sono ottimali per gli avvistamenti. Tenete gli occhi bene aperti”.
Continuo a fissare il mare senza onde alla ricerca di un’ombra, uno sbuffo, uno spruzzo, una pinna, una coda.
In mano tengo la brochure con su scritto whalewatching liguria. Descrive tutti i profili di emersione dei cetacei. Studio il capodoglio. Sbuffo di vapore acqueo angolato e basso, testone, schiena irregolare. Lo avvisterò, me lo sento.
A furia di guardare il blu intenso del mare, sento come un giramento di testa. E mi sembra di scorgere una grande ombra grigia che passa sotto il nostro battello. Ma nessuno, tra i 50 e più a bordo, armati di binocoli e macchine fotografiche, urla e sbraita. Quindi mi sbaglio, tutto qui. Dopotutto anche Acab, a volte, aveva le allucinazioni.
La perlustrazione continua. Mare, mare, mare, rema, ama, remare, amare, rem, ema, ma.
E alla fine li vedo. E questa volta non sono allucinazioni.
Saltano sulle onde lasciate dal “Sagittario”, scartano di lato nella schiuma, si tuffano, giocano.
Delfini. Tanti delfini. Solo delfini.
E ora, dopo quattro ore di navigazione, il battello vira da un orizzonte blu all’altro e ci informano che stiamo per tornare.
Cercavo capodogli e balene, ho avvistato delfini.
Guardo mio figlio. Dorme esausto, appoggiato alle mie gambe. E a volte mi chiedo se mi avventuro in certi viaggi per lui o, molto più semplicemente, per me.
Ma forse è proprio questo il bello di essere padre.
26 agosto 2013 at 1:20 PM
Ciao Marco! Tra pochi giorni avvisterai anche un Mulas! …. altro che delfini …
10 settembre 2013 at 9:18 am
vedo e leggo solo ora perchè al momento della pubblicazione dell’articolo ero fuori casa, buon tutto. a presto con altri nuovi bellissimi pezzi giornalistici