Aveva sempre pensato che la noce moscata si chiamasse così in onore di quella misteriosa città. E si era sempre sbagliato. Muscat aspettava la notte con la tranquillita’ di chi sa che il giorno dopo sarà una giornata ancor più luminosa.
Nel piccolo locale con i tavoli di legno e gli uomini in tunica bianca, si serviva solo hareis ma owaal.
Gli piaceva quel miscuglio di grano cotto a vapore, peperoncino, lime, cipolle e squalo essicato.
Giù al suq, nel pomeriggio, aveva visto intere ceste con la carne del pescecane riarsa dal sole, in mezzo a sacche di juta rigonfie: cardamomo, zafferano, curcuma, summacco e noci moscate.
L’Oman era il regno delle spezie. Ma la noce moscata non c’entrava davvero nulla. Muscat vuol dire ancoraggio. E qui, su quei moli di pietra ocra davanti al suo tavolino, da secoli attraccavano portoghesi, indiani, persiani, yemeniti, somali.
Si sarebbe imbarcato anche lui, al mattino seguente, ancor prima dell’alba.
Archivi del mese: giugno 2013
Come noce moscata
Effetti desiderati
Io credo nel bugiardino. Mi rassicurano le sue indicazioni, accetto volentieri le sue precauzioni, giro alla larga da possibili controindicazioni, studio le sue interazioni e avvertenze speciali, mi adatto alla sua posologia.
Ho imparato quest’inverno, prima mica era così.
Prima no, non mi ammalavo mai. Ma ora a casa mia, in arrivo direttamente dal nido comunale e dalla scuola materna, girano i peggiori germi, i batteri più cattivi, i virus più agguerriti.
Roba da laboratorio supersegreto per la guerra batteriologica.
Ed è così che ho imparato a leggere quelle righe scritte fitte fitte, quei componenti coi nomi da mitologia greca: ergotamina, azitromicina, ciclosporina, midazolam, teofillina.
Anche ora, che è quasi estate, non riesco a liberarmente.
E allora giù di Zitromax, Fluimucil, Ventolin.
Aria, aria, aria.
Era ora!
Inspira, espira, respira.
E quando mia madre al telefono mi chiede: “Ma hai provato col propoli?”, la risposta è solo una.
Io non credo nelle api. Io credo nella chimica farmaceutica.