Va bene, lo ammetto. Avevo dei pregiudizi e i pregiudizi non sono mai una bella cosa. Ma quando l’autobus con i suoi 14 passeggeri s’e’ avvicinato alla piazzola di sosta dell’aereo, me lo sono ritrovato davanti, ho letto la scritta verde Carpatair lungo la fiancata, è stato allora che ho pensato: “Ma chi me lo fa fare?”.
Poi le eliche di questo Saab 2000 hanno cominciato a frullare l’aria, la hostess era molto carina e molto sorridente, tutto sembrava tranquillo e mi sono rilassato.
Non c’era Dracula a bordo e non c’erano nemmeno i ritratti di Ceausescu e della moglie stampati sui sedili.
No, quel Roma Rimini non sarebbe precipitato. E nemmeno quello successivo, sul quale dovevo salire io. Stesso aereo, mezz’ora più tardi.
Il problema non era Carpatair. Il problema era Alitalia che proclama una cosa e ne mette in pratica un’altra.
Proprio per raccontare quella storia, ero lì, su quel volo.
Perché il 2 febbraio un Carpatair con la livrea di Alitalia esce di pista a Fiumicino. Ci sono 16 feriti e sono tanti, visto che per il codice della navigazione aerea, un incidente con più di 8 feriti va classificato come “evento disastroso”.
Si scopre allora che la compagnia rumena aveva già avuto alcuni problemi nell’ultimo mese e Alitalia annuncia pubblicamente la sospensione del suo contratto con la compagnia rumena fino alla fine delle indagini.
Ma basta un cronista qualunque per scoprire che Carpatair vola ancora e vola ancora sotto le insegne di Alitalia, per il tramite di una fantomatica compagnia svizzera.
febbraio 10, 2013
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