Segnatevi questo nome: Emilio Stella. Segnatevelo perché ne sentirete parlare. Emilio è un cantautore e diventerà qualcuno. Quando sale sul piccolo palco del locale di Testaccio, accorda la chitarra acustica, si guarda intorno e vede il vuoto.
Siamo in sedici.
Lui non si scompone e attacca a suonare.
Blues di periferia, reggae un po’ rivoltosi, rime facili e baciate, testi semplici e diretti, amore, sogni, utopia e lotta.
Perché dopotutto anche il cognome che si porta addosso è così: Stella.
Un po’ combat, un po’ romantico.
Il suo look non è da cantore sofisticato e raffinato. Jeans strappati, camicia aperta su una canottiera bianca e collana d’argento al collo. Nella penombra della sala, assomiglia vagamente a Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona.
Nulla di più distante da questo ragazzo con la chitarra in mano che viene dalle case popolari di Pomezia. Mischia Rino Gaetano a Bob Marley, ricorda Mannarino con qualche schizzo di Bennato, scimmiotta De Andrè ma riesce a non farti pensare a un plagio.
Sudato, tra una canzone e l’altra apre la bocca e dice: “Ce vorebbe lo straccetto, quelo dei puggili” e ancora “Mo’ facciamo ‘na canzone che se chiama “improvvisazione” perché è nata un po’ così, un po’ come viviamo noi, in un’improvvisazione”.
Oppure, verso la fine del concerto: “”Mo’ ve faccio ‘na canzone che ho scritto in questi giorni. Nun è finita ma me va de condividella”.
E allora riattacca e suona e canta e il pezzo è davvero carino ma si interrompe a metà, proprio come aveva detto lui, Emilio Stella, il cantautore che sembra ingenuo ma, alla fin fine, è solo sincero.
Forse non diventerà mai qualcuno, Emilio. Ma resterà sempre sé stesso.
E di questi tempi, non è poco.
Maggio 18, 2012
18 Maggio 2012 at 10:43 am
L’ho sentito all’ex cinema palazzo e anche a me è piaciuto e poi mi ha fatto scoprire che “piove” significa che arriva la polizia
21 Maggio 2012 at 7:34 am
Un po’ così, un par di balle: Stella è un bellissimo cognome!