Un tempo (o forse solo nella fantasia) il cronista di nera faceva il lavoro sporco.
Bazzicava locali ambigui, incontrava personaggi della zona grigia, viveva a perenne cavallo tra giorno e notte, legalità e illegalità, gioco pulito e scorrettezza.
Per un breve periodo ho incrociato le strade di Avetrana e passeggiato nel bosco delle Casermette, tra Ascoli Piceno e Teramo.
Sarah e Melania, due donne uccise, due misteri su cui tutti i tg si sono scatenati.
Di queste due esperienze conservo un ricordo preciso.
Una strana vicinanza tra i colleghi del network privato e le famiglie di vittime e carnefici.
Porte chiuse per tutti e interviste esclusive per loro. Si vociferava di somme pagate, di pratiche illegali, di favori.
E nel faldone depositato dal Gip di Teramo alla prima udienza del processo contro Salvatore Parolisi si legge qualcosa di interessante a questo proposito.
I magistrati hanno messo sotto controllo il telefono di una giornalista di Quarto Grado e hanno scoperto un comportamento sul filo della legge, sicuramente al di fuori di qualsiasi codice deontologico.
Per quattro mesi, la giornalista si è occupata del caso di Melania. Ha stretto rapporti con Ludovica, l’amante di Salvatore Parolisi, e ha cominciato a condizionarne il comportamento.
La giornalista “spingeva affinchè Ludovica non tormentasse più Parolisi per non aggravarne la posizione di sospettato” e “smentisse o affievolisse le sue numerose bugie”.
La giornalista, il giorno dell’arresto di Parolisi fa finta di aver ricevuto una mail “in cui lo stesso professa la sua innocenza”.
La giornalista fa pressioni sui familiari di Parolisi per evitare che rilascino interviste alle tv concorrenti.
La giornalista spinge sulla famiglia di Melania, cercando di farli desistere dal richiedere l’affidamento della nipotina Vittoria.
La giornalista presenta gli avvocati Biscotti e Gentile a Parolisi.
La giornalista chiede agli avvocati di farsi scrivere una lettera dal carcere “piena di emozioni e di lacrime”.
La giornalista litiga, minaccia, insulta, i due fratelli di Parolisi “”quando scopre che la madre ha concesso un’intervista alla trasmissione della Rai La vita in diretta, violando in questo modo l’embargo”.
La giornalista interviene presso un imprenditore di Arzignano per far assumere il cognato di Parolisi, disoccupato. Forse, annotano i carabinieri nel faldone, “è una richiesta giunta dallo stesso Parolisi per concedere ogni esclusiva”.
C’era un tempo una professione chiamata giornalismo.
marzo 14, 2012
14 marzo 2012 at 5:54 PM
Ammetterai che bisogna davvero essersi fumati il cervello… Per battere la Vita in diretta, poi…
Filippo