Cammino come un dissidente, come un deragliato, come un disertore. Ho il cervello in manette, dico cose già dette e vedo cose già viste.
Io da qui vedo il cielo inchiodato alla terra e la terra attraversata da gente di malaffare.
E vedo i ladri vantarsi e gli innocenti tremare.
E gli innocenti confondersi e gli assassini ballare.
E gli innocenti corrompersi e gli assassini brindare.
Nascondono il passato, parlando del futuro e se trovano la cruna dell’ago, se la mangiano di sicuro.
E’ solo il capobanda ma sembra un faraone.
Ha gli occhi dello schiavo, lo sguardo del padrone. Si atteggia a Mitterand ma è peggio di Nerone. Ci guarda con il megafono dall’ultimo piano. Promette un castigo, minaccia un perdono.
E tu da che parte stai? Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti, rubando?
Il mio ipod ripesca dal passato Canzoni d’amore di F.De Gregori. Undici tracce, poco amore e tanta politica.
E’ un disco del 1992. L’anno di Tangentopoli, Mani Pulite, gli attentati di mafia.
Se lo ascolti in cuffia, leggendo i giornali di questi giorni, neve a parte, l’effetto è straniante:
il tesoriere della Margherita e i 13 milioni spariti nel nulla, il comune di Ventimiglia sciolto per infiltrazioni mafiose, i finanziamenti ai partiti bocciati da referendum e reintrodotti come rimborsi elettorali, il senatore Pdl che traffica in immobili e guadagna in plusvalenze, le case di Scajola, Marco Milanese, Patroni Griffi, l’introduzione della responsabilità civile per i magistrati.
Sono passati 20 anni da quel disco e i suoi versi rimangono attuali.
Grandezza dell’autore o miseria del soggetto ritratto, per brevità chiamato Italia?
febbraio 6, 2012
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