Settembre è il mese di Sant’ Elpidio Vescovo, San Diomede Martire, Santi Cornelio e Cipriano. A fianco ad ogni data, sul calendario, c’è il nome di un santo in un tripudio di morti ammazzati e miracoli. Ma sul calendario non codificato dell’Italia repubblicana ci sono altri martiri. Ogni giorno, in questo sgangherato paese, ci sarebbe un caduto da ricordare. Ucciso da mafie, negligenze, tradimenti, spezzoni dello stato, potenze straniere, intrallazzatori senza scrupoli.
Scivolano i nomi e le date: Ambrosoli, Borsellino, Impastato, Falcone, i 32 della strage ferroviaria di Viareggio, quelli dell’Italicus, di Ustica, della stazione di Bologna, della Banca dell’Agricoltura. Un elenco che più ci si sforza di completare, piu’ resta incompleto. I grani di questo rosario laico di morte a distanza di anni danno i loro frutti. Le idee di chi cade continuano a camminare, a crescere,a rafforzarsi.
Giancarlo Siani, giornalista precario del Mattino, si è fermato solo davanti alle pallottole della Camorra. E’ successo il 23 settembre del 1985, esattamente 26 anni fa.
Verso la fine di questa estate 2011, sono stato a Napoli. E ho incontrato un gruppo di giornalisti coraggiosi, precari che si rifanno proprio all’esempio di Siani e che ogni giorno sfidano minacce e diffidenza.
settembre 23, 2011
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